Crisi siderurgica post-covid: come uscirne

La crisi siderurgica è uno dei problemi che ci troviamo ad affrontare in questo periodo di Covid.

Negli ultimi anni di pandemia, il mercato dell’industria siderurgica ha subito un forte tracollo dal quale non si è ancora ripreso.

Tutti sanno quanta importanza ricopra la produzione di metalli nel mondo delle apparecchiature industriali: soprattutto per quanto concerne il settore delle flange, della raccorderia e del piping.

Vediamo insieme le conseguenze che ha prodotto questo tracollo sulla reperibilità di materiali metallici, e anche le possibili soluzioni per uscirne.

La crisi siderurgica in Europa

Fra Cina e Europa, la crisi del settore siderurgico è stata del tutto diversa.

Se già nel maggio del 2020 il mercato siderurgico in Cina era fuggito dalle grinfie del Coronavirus, la debacle di quello europeo è stato invece un fatto insormontabile.

Ancora adesso, il nostro Paese continua a subirne gli strascichi.

Persino dopo le riaperture, l’industria siderurgica europea ha faticato a rialzarsi: con consumi interni bassi e prezzi di produzione sempre più elevati, dilaniati dalla concorrenza straniera.

Il prezzo dell’acciaio è lievitato da 385 euro/t, nel giugno 2020, a 1150 euro/t nel 2021, registrando un incremento del 200%.

Le origini della crisi siderurgica

Scavando un po’ nella storia economica degli ultimi anni, però, possiamo individuare le radici della crisi siderurgica nel 2008, quando il mercato cinese registra una pesante caduta delle quotazioni degli acciai, e la risolve con un’aggressiva espansione verso i mercati esteri.

Crisi siderurgica, l'immagine mostra delle bobine in acciaio, metallo il cui prezzo è salito a causa della crisi siderurgica.

Tracollo del mercato cinese

Secondo quanto riportato dal Rapporto ICE Ferrari 2016, se prima del 2008 l’industria cinese si mostra in continua espansione, a partire da quell’anno segna invece un netto declino.

Gli anni precedenti avevano visto un forte impulso pubblico all’espandersi dell’industria siderurgica, con la costruzione di impianti di produzione di metalli per mano dello Stato.

Questa iniziativa ha permesso al settore siderurgico una crescita a dismisura, e un passaggio indenne da eventuali crisi.

Esaurito l’impulso pubblico, tuttavia, il mercato siderurgico cinese ha registrato, a seguito di un iniziale arresto, un trend sempre più calante.

Il pil, che si attestava sulle due cifre prima del 2008, si abbassa al 7% nel 2015, determinando un forte impulso del settore siderurgico cinese verso le esportazioni in Europa.

Le conseguenze dalla crisi siderurgica in Europa

Quali conseguenze in Europa?

Sicuramente l’impatto sul tessuto economico non è delicato.

Perdite preoccupanti le registra il Regno Unito, ma in tutti i paesi la produzione d’acciaio segnala una contrazione del volume di produzione.

Le quotazioni dei prodotti diminuiscono, e l’impatto sui settori operativi è spaventoso.

Arcelor Mittal e Tata Steel, produttori imprescindibili in questo settore, subiscono negli ultimi mesi del 2015 perdite per 465 e 89 milioni euro.

A questa situazione drammatica, che come abbiamo visto mostra radici profonde, il colpo di grazia viene inferto dalla pandemia.

Una crisi del tutto imprevista, che comprime ancor più i consumi di acciaio in Europa e che fornisce, invece, una nuova occasione per la ripresa delle esportazioni cinesi.

Al contrario dell’Europa, infatti, l’economia cinese sembra riprendersi facilmente dall’onda devastante del Covid.

Le misure per la crisi

Questa situazione si è ridotta soltanto parzialmente con l’abolizione degli sconti fiscali nell’export di materiali siderurgici cinesi, e anche con la cosiddetta guerra dei dazi, iniziata da Trump e proseguita con la presidenza di Biden.

Misure che non hanno del tutto aiutato a combattere la crisi, aumentando la domanda verso un export che paga in termini di IVA più alta.

L’ago della bilancia, nella crisi dell’industria siderurgica, è il settore automotive, al quale si imputa il 25% dei consumi totali.

Nonostante in Europa si registri una lenta ma costante crescita, questa non è ancora sufficiente a fronteggiare la crisi.

Altro problema: il CBAM

L’acronimo CBAM sta per Carbon border adjustment mechanism, e riguarda il lungo periodo della produzione dell’acciaio.

Si tratta di un piano di adeguamento del carbonio alla frontiera, previsto dall’Europa nel Green deal, così da ridurre l’importazione di materiali inquinanti e le emissioni di CO2.

Un piano che condizionerà la produzione dell’acciaio nel 2026, con l’applicazione di dazi di frontiera per disincentivare l’uso di acciai al carbonio.

Crisi siderurgica: l'immagine mostra un operaio al lavoro in un'industria d'acciaio: un metallo di scarsa reperibilità a causa della crisi siderurgica che sta attraversando il nostro Paese.

Ultimi avvenimenti: la crisi ucraina e l’attacco russo

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha causato gravi ripercussioni sui mercati finanziari mondiali.

Le borse di tutto il mondo sono sotto pressione e i prezzi delle materie prime fuori controllo. In particolare, gas e petrolio fanno registrare forti incrementi.

Attualmente nessuno è in grado di immaginare e capire cosa accadrà nei prossimi giorni o settimane, e quali saranno le conseguenze reali di questa guerra.

Siamo consapevoli che Russia e Ucraina sono due paesi fortemente caratterizzati dalla presenza di materie prime siderurgiche e dai semilavorati, e questo preoccupa non poco tutti i paesi della vicina Europa ma anche del mondo.

Quali soluzioni?

Misure istituzionali che garantiscano una ripresa dell’economia, e l’abolizione di misure protezionistiche che non stimolano investimenti verso la produttività, potrebbero segnare il riavvio di un settore così importante nella nostra società.

In questo quadro, il caro energia, destinato a crescere anche in vista della crisi ucraina, rappresenta un ulteriore colpo a una ripresa che non si è ancora verificata.

L’economia potrà riprendersi soltanto con ampi interventi da parte dello Stato e degli incentivi che garantiscano il rinnovo della produzione.

Un protezionismo esasperato, senza misure interne che favoriscano la produzione, costituisce purtroppo una forte frenata alla ripresa dell’economia.

Flange e raccorderia da Pantalone

Riconosciuto il peso della crisi siderurgica nel nostro settore, e auspicando insieme la possibilità di uscirne, ti invitiamo a dare un’occhiata al catalogo di apparecchiature industriali fornite da Pantalone.

I nostri punti forti sono le flange, i prodotti di raccorderia e il piping.

Nonostante i rilevanti aumenti dei costi delle materie prime e la difficoltà nella reperibilità del materiale, Pantalone si impegna ad assecondare le esigenze del cliente, venendo incontro alle necessità ed esigenze nelle molteplici situazioni che si presentano.

Inoltre, per altre curiosità relative al mondo delle apparecchiature industriali, continua a seguire il nostro blog.