Perdite nel mercato siderurgico mai viste con la crisi Ucraina

In questo periodo, il settore siderurgico segnala cadute drammatiche.

Le perdite nel mercato siderurgico si registrano con tracolli mai visti nelle acciaierie e nelle industrie metallurgiche del nostro Paese.

Vediamo insieme le modalità in cui si dipana la crisi.

Le cause delle perdite nel mercato siderurgico

Abbiamo già affrontato il tema delle perdite nel mercato siderurgico.

Tuttavia, ne abbiamo parlato partendo dalle cause storiche legate all’espansionismo cinese, concentrandoci infine sulle recrudescenze maturate in periodo Covid.

A infliggere il colpo di grazia è stata la crisi ucraina.

Le conseguenze della crisi ucraina sulle perdite del mercato siderurgico

Come abbiamo visto le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina sul mercato siderurgico riguardano la reperibilità di materie prime e semilavorati.

Il nostro Paese, per tenere in piedi l’industria siderurgica, conta principalmente sull’export garantito da questi paesi purtroppo in guerra.

Le difficoltà di reperimento coinvolgono i settori della produzione di apparecchiature industriali, elettrodomestici, automotive a aeronautica.

Ma come si sviluppa, nel concreto, questa crisi?

Russia e Ucraina: stop forniture settore siderurgico

Per quanto riguarda l’Ucraina, il blocco delle forniture deriva dalla chiusura dei porti, con conseguenze devastanti sull’esportazione di ghisa e brame d’acciaio.

Quanto alla Russia, le difficoltà riguardano la rete bancaria: con l’esclusione delle banche russe dal circuito dello Swift e crepe irreparabili sulle lettere di credito delle società.

Questi eventi impattano sulla produzione dell’acciaio già molto complessa e precaria nel nostro Paese, scatenando significative perdite nel mercato siderurgico.

L'immagine mostra dei prodotti d'acciaio nel contesto di un discorso sulle perdite nel mercato siderurgico a causa della crisi ucraina.

Le esportazioni nel nostro Paese

Per avere un’idea in termini numerici: l’Europa riceve dalla Russia circa 26,9 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici, quasi la metà (42%) di quelli proveniente dai Paesi fuori dall’Unione europea.

Di questi prodotti, l’Italia preleva ¼ dell’acciaio russo e circa il 47% di quello Ucraino.

Riuscite allora ad avere un’immagine di quali possano essere le perdite nel mercato siderurgico nazionale?

Difficoltà cumulate

A questo si aggiungono le difficoltà causate dai cari energia.

Come annuncia Fim Cisl, l’80% della produzione dell’acciaio italiano proviene da forni elettrici costantemente in funzione nei comparti lavorativi.

Questo fatto, sommato al prezzo elevato di materie prime e semilavorati, rischia di infliggere un colpo terribile a tutto il settore della produzione industriale.

Per avere un’idea concreta delle difficoltà registrate, basti pensare che il prezzo del laminato a caldo è stato alzato, da Arcelor-Mittal, da 180 euro/ton. a 1.150 euro/ton.

Perdite mercato siderurgico nel nostro Paese

Vista la gravità delle perdite nel mercato siderurgico subite, le conseguenze nel nostro Paese non hanno faticato a farsi sentire.
Acciaierie ha bloccato le vendite per mancanza di materie prime necessarie per la produzione.

Le perdite più importanti

In un report la federazione dei metalmeccanici della cisl ha stimato un rallentamento della produzione industriale che coinvolge 26.000 lavoratori.

La chiusura dei porti ucraini ha inciso soprattutto sul tessuto produttivo siderurgico del Friuli Venezia Giulia, che contava in modo significativo su queste esportazioni.

Gli stop e i rallentamenti più importanti riguardano le acciaierie ABS di Cargnacco (Gruppo Danieli), le Acciaieri Venete, Bertoli, San Giorgio Acciaierie.

Le misure più utilizzate includono la richiesta della cigo per contrastare i rincari e regimi di stop&go modulati sulla base dei costi energetici.

Le misure di Draghi

Oltre alle misure introdotte per combattere i rincari energetici, il governo Draghi sta elaborando strategie per contrastare le perdite nel siderurgico subite.

L’idea è di puntare su fonti di export alternative.

Si parla di Brasile, India e Turchia per le importazioni di acciaio e di Algeria e Stati uniti per quelle di gas, soprattutto dopo il ricatto della Russia rispetto ai pagamenti delle forniture dai gasdotti.

Si tratta, tuttavia, di misure palliative che, come riporta il direttore generale di T-commodity Giancarlo Torlizzi, rischiano di risultare inefficaci senza un piano che consenta al nostro Paese un’autonomia energetica e una tutela adeguata dei produttori italiani.

Soltanto così sarà possibile riprendersi dalle terribile perdite nel mercato siderurgico subite.

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